La relazione con i genitori
“I genitori possono solo dare buoni consigli o metterli sulla giusta strada, ma la formazione finale del carattere di una persona giace nelle sue stesse mani.”
ANNA FRANK
Per comprendere l’importanza della relazione con i genitori (ed io come Consulente familiare a Roma ho molti casi che riguardano questo argomento) bisogna partire dal presupposto che un bambino nasce quando non è più unito fisiologicamente alla madre e diviene una entità biologica a se stante.
Un adulto nasce quando l’adolescente partorisce la sua identità e diviene una entità psicologica a se sante rispetto alla sua famiglia d’origine.
Sarà la capacità di “essere solo” il segnale più evidente dell’indipendenza e della maturità nello sviluppo psico-affettivo.
Pertanto, la principale funzione dei genitori, quando il figlio entra nell’età adolescenziale, è saper fornire occasioni di reale indipendenza, da una parte promuovendo il distacco da loro, dall’altra mostrando fiducia e incoraggiamento nella persona che egli è e che vuole essere.Nella relazione con i genitori, spesso i primi tentativi di indipendenza del ragazzo vengono interpretati semplicemente come ribellione, come un atteggiamento di maniera o come provocazione, senza tenere in considerazione che anche per il figlio il processo di separazione non è certo indolore e che abbandonare il rassicurante “utero familiare” non è facile, specie se i genitori sono ancora ben disposti a renderglielo accogliente.
Se l’obiettivo dell’adolescente è passare gradualmente dalla dipendenza alla in-dipendenza, ci si potrebbe chiedere quali siano i comportamenti genitoriali più appropriati per seguire il figlio in tale processo di allontanamento.
La relazione con i genitori autoritaria.
La tendenza a comportarsi in modo da freddare nel figlio ogni impulso di distacco o di separazione è connaturale a molti genitori. Il figlio che si trasfigura e vola via dalla tenda familiare mette ansia.
Se poi il figlio è stato l’oggetto unico e principale di interessi, affetti, aspettative e attenzioni da parte di uno o di tutti e due i genitori, non sarà facile restare impassibili o semplici spettatori del suo “andarsene”.
E sono tanti i modi che molti genitori utilizzano per frenare i figli e farli tornare indietro: presentando la realtà, gli altri, come cattivi, infidi, corrotti e la famiglia come tenda sicura: “Non è di te che non mi fido, ma degli altri”; creando nel ragazzo gravi sensi di colpa con frasi del tipo: “Spezzi il cuore a tua madre”, “Farai venire un infarto a tuo padre”, “Prima o poi ci manderai al cimitero dopo tutto quello che abbiamo fatto per te”; Utilizzando ricatti: “Fin che ti mantengo, fai quello che dico io”.
Madri che invadono sistematicamente gli spazi del figlio e si intromettono nelle sue cose, si sostituiscono a lui, prendendo iniziative al suo posto.
La relazione con i genitori empatica
Un aspetto essenziale per relazionarsi con l’adolescente è quello di evitare il più possibile i commenti, le raccomandazioni, le proibizioni, le ingiunzioni perché i giovani comunicano su una lunghezza d’onda che rimane per lo più indecifrabile agli orecchi dei genitori.
Come pure la presenza, naturalmente diversa da quella di quando erano bambini. Una presenza discreta, silenziosa, trasparente, congruente, emotivamente vicina, che non è un sostituirsi ma un proteggere, nel senso etimologico di pro te ego, “io per te”. Una presenza arginante, come nel gioco del biliardo lo è la sponda nei confronti della palla scagliatavi contro.
La relazione con i genitori creativa
Spesso il vissuto di chi ha un figlio adolescente è fatto di ansia, paura, preoccupazione e, nei casi migliori, trepidazione. Ma l’aspetto più importante e meno considerato è che l’adolescente costituisce una risorsa per il genitori.
L’uscita del figlio dal mondo infantile e l’entrata nel mondo degli adulti spinge anche i genitori a uscire da certi schemi di comportamento non solo nei riguardi del figlio, ma soprattutto verso il partner. La coppia ha un’occasione per ristrutturarsi su nuove basi.
Le si offre l’opportunità di ritornare a essere coppia, invece che genitori. Come al figlio si chiede di essere solo, così alla coppia si richiede di saper essere sola.