Cons. Online – Covid 19

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Il periodo di lockdown è stato terribile e difficile per tutti noi, per le famiglie, per i genitori e per i figli. Molti genitori mi hanno chiesto come si dovevano comportare con i propri figli in quanto sono emerse una serie di nuove emergenze. A causa di questo lockdown si sono palesati certi segnali o atteggiamenti pericolosi per il prossimo e per se stessi da parte di adolescenti come, ad esempio: processi di regressione, espressione di violenza, stati depressivi, dipendenze, comportamenti a rischio, iperconnessioni non adeguate, pornografia on-line, adescamento, cyberbullismo oppure sono emersi bisogni emotivi: un genitore mi raccontava che il figlio gli sembrava spento, non lo riconosceva più in quanto sembrava aver perso quella linfa vitale che lo caratterizzava. Essere reclusi implica smarrire il contatto con gli amici, con l’altro e anche con la natura. I ragazzi, nel periodo di lockdown, hanno abbandonato questa dimensione, questa intelligenza naturalistica dando prevalenza a uno schermo, che sia uno smartphone oppure un tablet o, infine, una televisione.

Capire i bisogni dei bambini è alla base di tutto e questo è stato il tempo in cui con un solo clic è evaporata la scuola con la sua intenzione di offerta didattica. Ciò ha salvato gli adolescenti e preadolescenti che si sono organizzati con lezioni a distanza, i bambini più piccoli invece hanno perso uno di quegli aspetti di contenuto, contatto, condivisione e socialità. Molti bambini hanno pianto perché volevano andare a scuola, perché avevano perso le ali, non hanno avuto diritto al corpo, come supporto alla vita e strumento di apprendimento.

Purtroppo, molti si sono trovati coinvolti in un lutto. La pandemia, con il suo obbligo di distanziamento sociale, ha fatto sì che molte persone morissero senza il conforto dei propri cari nei momenti ultimi della vita, e addirittura, senza un vero e proprio funerale. Sapere che un parente, in terapia intensiva, muore e non possiamo fare nulla, completamente impotenti anche di fronte alla mancanza di un ultimo abbraccio, ha trasmesso anche ai bambini una visione diversa del lutto. Alcuni hanno cercato di proteggere i propri figli evitando di dare la notizia della morte, ad esempio, la scomparsa del nonno.

Per i ragazzi che non vogliono uscire se noi all’improvviso gli diciamo che devono uscire si chiederanno: Ma dove? Come? Con chi? Con una mascherina? E lo sport? Ma l’adolescente non è questo e allora che esco a fare? In realtà bisogna capire che tutti questi cambiamenti hanno bisogno di tempo, la popolazione non è un gruppo di pecore.

Ecco che si denotano le difficoltà dei genitori che sentono ma non pensano ed agiscono ma non con un funzionamento consapevole. Ecco la necessità di una sorta di “regia” con la quale poter aiutare le famiglie a gestire le emozioni.

È l’adulto che deve sapere che è sua la responsabilità di ridefinire i confini, le cornici. Il figlio non può farlo. I genitori sono spaventati nel dover gestire un conflitto sano e far capire che, anche se quel cambiamento non piace al bambino, viene fatto per il suo bene e lo farà stare meglio. Bisogna dare forza al genitore, sostenerlo nel riequilibrare la dimensione di qualità e quantità capendo gli insegnamenti di questo periodo così difficile e particolare.

Il nostro cervello è resiliente ma ha tempi di cambiamento e adattamento progressivi alle richieste che l’ambiente ci fa. Così dobbiamo dare ai nostri figli il tempo opportuno per ributtarsi in gioco.

Noi genitori siamo capitani coraggiosi della nave, a noi il compito e la responsabilità di gestire la tempesta, siamo il collante e il segno della frattura invisibile, ci vuole tanta pazienza.

Cosa che ora ci manca ed è quello di cui abbiamo principalmente bisogno.

Per venire incontro alle esigenze di chi sente la necessità di un colloquio psicologico o familiare, sin dal periodo di lockdown, ho attivato la possibilità di effettuarli online, normalmente su Skype oppure tramite WhatsApp. È possibile contattarmi cliccando sull’apposita voce del menu in alto alla voce Contatti.

Questa modalità, al di là del periodo emergenziale, è ora rimasta al fine di permettere anche chi è lontano e non vive a Roma, di poter usufruire di un ciclo di consulenze psicologiche o familiari.

Dott.ssa Angela Sgambati

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