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Gioco d’Azzardo Patologico (GAP) – Parte prima

Il Gioco d’Azzardo Patologico – Definizione e terapia

Gioco d'Azzardo Patologico
Gioco d’Azzardo Patologico

“Il giocatore non sarebbe felice se qualcuno gli desse il denaro della vincita.”

(ENNIO FLAIANO)

A proposito di gioco d’azzardo patologico (GAP) è’ ormai sotto gli occhi di tutti che le opportunità per scommettere, e quindi giocare d’azzardo, si sono più che moltiplicate in questi ultimi anni.

Dalla vecchia e amata schedina del Totocalcio, siamo passati a scommesse quotidiane, fatte anche on line e questo vale anche per i casinò che si sono trasferiti da limitate località della Penisola al web.

Per non parlare poi celle cosiddette slot machine, vere e proprie macchine mangia soldi che quasi ipnotizzano il giocatore facendogli perdere la cognizione del tempo e dei soldi che sta spendendo (o meglio, buttando).

Ma cos’è il gioco d’azzardo? Qual è la sua storia e come è arrivato fino ai giorni nostri diventando ormai una vera e propria patologia?

Il gioco d’azzardo è un’attività ludica che ha tre caratteristiche fondamentali:

– si gioca per ottenere un premio (denaro, beni materiali, buoni ecc.);

– per giocare si deve rischiare una somma più o meno ingente di denaro o equivalenti (propri beni ecc.);

– la vincita dipende più dal caso che dalla bravura del giocatore.

Il gioco d’azzardo nella storia:

Se ne parla già in testimonianze del 3000-4000 a.C.

Il termine “azzardo” deriva dal francese “hasard“, a sua volta parola di origine araba, “az-zahr“, che significa “dadi“.

Il gioco dei dadi è uno dei primi, si praticava già in Egitto, nella Roma Imperiale, in India, in Giappone e in Cina.

Gli archeologi hanno ritrovato persino dadi “truccati” (appesantiti da un lato) e questo significa che anche gli antichi sapevano barare. Col tempo sono nati molti altri giochi, come le scommesse sui cavalli (“lo sport dei re”) e, dal 1500, le lotterie. La roulette fu inventata nel XVI secolo dal filosofo Blaise Pascal, mentre le slot-machine nel 1895 dall’americano Charles Fay.

Fatte queste interessanti premesse, cominciamo a porci delle domande e la principale è la seguente: il Gioco d’azzardo patologico è una vera malattia?

La risposta è sì. È una malattia molto pericolosa e perfino mortale.

Il suicidio, tra le persone che ne sono affette è quattro volte superiore alla media.

Il Gioco d’Azzardo patologico è assimilabile al gruppo dei disturbi ossessivo compulsivi.

Come in ogni malattia, anche il gioco d’azzardo ha tre categorie di sintomi: fisici, psichici e sociali

Ma come si arriva ad ammalarsi di Gioco d’Azzardo Patologico (GAP)?

Così come esistono bevitori sociali e fumatori occasionali, esistono i giocatori sociali, per i quali il gioco d’azzardo rimane un divertimento (circa il 95-96% dei giocatori o di chi beve alcolici).

Per alcune persone, tuttavia, quello che sembrava un’abitudine si trasforma in una vera e propria “schiavitù”. Alcuni di queste persone hanno una predisposizione alla dipendenza per fattori di natura biologica, ambientale e psicologica.

Il fumo, l’alcol, il gioco d’azzardo rimangono un semplice “vizio”, per quanto criticabile, finché non insorgono le caratteristiche tipiche della dipendenza e cioè:

– La tolleranza: bisogno di avere più sostanza o giocare di più per ottenere lo stesso livello di eccitamento;

– L’astinenza: nervosismo, ansia, tremori se si tenta di smettere;

– La perdita di controllo: pensi di poter smettere, ma senza riuscirci.

Va inoltre aggiunto che la malattia, a differenza del “vizio” produce certamente un danno concreto alla persona. Prima di tutto sulla salute e nel caso del gioco anche economico.

Adesso poniamoci altre domande: Chi è il giocatore malato?

Come cambia la sua vita?

Il giocatore malato è solitamente una persona narcisista, dipendente e impulsiva, ma con una bassa stima di sé.

Il giocatore compulsivo non può fare a meno di giocare, ma pensa di poter smettere quando vuole.

Con il proprio comportamento compromette e poi distrugge le sue relazioni con gli amici, con il partner e i figli, quelle lavorative, (trascurando e svolgendo male i propri compiti), etc.

L’argomento, come vedete, è lungo e complesso e pertanto mi propongo di approfondire il tutto in un successivo post dove parleremo delle varie fasi della malattia e della relativa cura.